Il salvataggio delle banche spagnole – 100 miliardi di euro –
potrebbe essere la prima operazione gestita dal Meccanismo europeo di
stabilità (Mes): il nascente direttorio finanziario europeo che
cancellerà ogni traccia residua di sovranità politica nazionale e
condannerà gli Stati aderenti a un indebitamento forzoso senza limiti.
Il nuovo organo sovranazionale, dotato di poteri quasi senza limiti e di
totale immunità giuridica, dovrebbe diventare operativo a luglio, dopo
la ratifica dei parlamenti dell’Eurozona. Composto dai ministri delle
Finanze dei diciassette Paesi della zona euro, gestirà un fondo
permanente che elargirà prestiti agli Stati in difficoltà imponendo
rigidi piani di ristrutturazione economica. A foraggiare le casse del
Mes saranno gli Stati stessi attraverso quote nazionali obbligatorie
coperte da nuove emissione di debito.
E-il Mensile ha
intervistato Lidia Undiemi, studiosa di economia dell’Università di
Palermo che ha denunciato i rischi di questo organismo, rompendo la
complicità di tutte le forze politiche parlamentari fino a lasciare il
partito di cui faceva parte, l’Idv.
Dottoressa Undiemi, cosa c’è che non va nel Mes?
Il Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes o Esm), evoluzione del
dispositivo europeo per la stabilità finanziaria (fondo Efsf), non pare
possa consentire un salvataggio dei paesi in difficoltà, che anzi
verranno solo gravati da nuovo enorme debito. Il trattato Mes, poiché
prevede l’istituzione di una organizzazione finanziaria
intergovernativa, rischia di generare delle dinamiche speculative che
potrebbero far piombare le nazioni coinvolte in una pericolosa
“dittatura” finanziaria, visto che la concessione di liquidità in favore
del paese in difficoltà dipende dalle “rigorose condizionalità” che lo
Stato debitore si impegna a rispettare pur di ottenere il finanziamento.
Cosa significa “rigorose condizionalità”?
Questo dovreste chiederlo ai parlamentari, dato che attualmente la
ratifica è in corso di valutazione al Parlamento nazionale. Senza
l’autorizzazione di tale organo istituzionale, questo “governo” della
finanza europeo che mira ad indebitare gli stati per salvare le banche
non può essere realizzato.
Detto ciò, ragionando per ipotesi, è
molto probabile che si tratti di politiche di austerità, così come
accaduto in Grecia con gli accordi della Troika: taglio delle pensioni,
riduzione dei dipendenti pubblici, etc. Tra le altre cose, lo Stato che
non versa le quote dovute all’organizzazione Mes può essere sottoposto a
non meglio precisate “procedure di sorveglianza multilaterale”.
Quanto deve pagare l’Italia al Mes?
Il fondo iniziale comune è stato stabilito in 700 miliardi di euro.
L’Italia ne dovrà inizialmente versare 125, di cui 15 subito: i primi 6
miliardi già quest’anno. Miliardi che, secondo i primi documenti
disponibili nel sito del Senato, saranno recuperati mediante l’emissione
di nuovi titoli di debito con conseguente pagamento di ulteriori
interessi, per le prime quote stimati attorno ai 120 milioni di euro.
Il parlamento italiano è pronto a ratificare?
Tutte le forze politiche che stanno in parlamento sembrano essere
coalizzate a sostegno di questa idea di fondo “salva-stati”, tutti
complici di questo progetto, senza eccezioni, basta leggere le mozioni
presentate a fine gennaio in materia di politica europea. Sull’argomento
regna in tutti i partiti un silenzio inconcepibile. Forse pensano che
la responsabilità storica di questa decisione ricadrà sul tecnico Monti,
ma il potere di fermare il Mes ce l’hanno i partiti che stanno in
parlamento, e quindi se fra qualche anno saremo ridotti come la Grecia,
devastata dall’austerità imposta dai poteri forti europei, i cittadini
chiederanno il conto a questi politici.
Che fare dunque?
In Italia nessun politico sembra avere il coraggio di opporsi al Mes,
quindi la ratifica arriverà come già è arrivata dalla Francia e
dall’Olanda. Ma in Germania, Irlanda ed Estonia ci sono stati politici
che hanno fatto ricorso contro l’incostituzionalità del trattato ovvero
rivendicando l’erronea applicazione della procedura europea prevista per
la modifica dell’art. 136 del TFUE che apre la strada al Mes. Bisogna
stare molto attenti ad eventuali prese di posizione tardive e
opportuniste. Non è escluso che se lo “stop” all’Esm arrivi dalla
Germania i nostri rappresentanti facciano la fila per strappare il
consenso dei cittadini che sono contro questa idea di Europa.
E online
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